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Telaio e Rotobarile

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Quando è meglio scegliere il trattamento di zincatura a telaio o quello della zincatura a rotobarile?

Il criterio più ovvio di scelta del processo, è la dimensione ed il peso dei pezzi, o la presenza o meno di pareti sottili o spigoli vivi sensibili alle ammaccature.

Detto questo, la differenza più sostanziale tra i due processi sta nella tenuta alla ruggine bianca. Con i nuovi processi di passivazione con cromo trivalente, ormai adottati dalla quasi totalità delle aziende, la tenuta alla corrosione decade per effetto dello sfregamento tra i pezzi.

La caratteristica peculiare delle vecchie passivazioni esavalenti, era infatti quella di essere autocicatrizzanti.

La minore tenuta alla corrosione delle passivazioni trivalenti, non è normalmente dichiarata, ma occorre tenerne conto quando questa è una caratteristica importante per il pezzo considerato.

La perdita di tenuta è tanto maggiore quanto maggiore è la dimensione del barile e quanto più tempo i pezzi sfregano gli uni sugli altri nei passaggi che seguono la passivazione.

Quando possibile, si adottano cicli con rotazioni parziali, compatibilmente con l’esigenza di ottenere un trattamento accurato e lavaggi con sgocciolamenti sufficienti. La sigillatura può compensare questa carenza di tenuta.

Non varia invece significativamente la tenuta alla ruggine rossa, che è determinata principalmente dallo spessore e quindi dalla quantità di zinco disponibile per subire l’attacco anodico sacrificale, prima che la corrosione inizi ad agire sul metallo sottostante.

Detto questo, vale la pena di sottolineare che il processo a telaio fornisce sempre un livello di qualità superiore e spesso, per particolari che potrebbero essere trattati in rotobarile, viene invece scelta la soluzione del trattamento a telaio.